Descrizione
I saperi enogastronomici
Il cibo è una consuetudine culturale e i fatti alimentari rappresentano l’universo di simbolizzazione
che è proprio dell’uomo. La predilezione dell’uomo nei confronti di alcuni alimenti ed il rifiuto di altri, ha un’origine
antropologica, determinata da una serie di fattori ambientali, geografici, storici e comportamentali,
che concorrono a costruire meccanismi di autoidentificazione sociale.
Tuttora l’uso dell’olio di oliva, la coltivazione della vite, la produzione di miele e la lavorazione del
pane in Sardegna, rappresentano degli importanti indicatori sociali e culturali, che ribadiscono nei
loro significati, i rapporti di socialità, spezzando i ritmi umani del vivere quotidiano e festivo.
L’enogastronomia e l’ambiente che li ha prodotti, rappresentano un importante patrimonio di saperi
e pratiche, oggi messo in luce da una serie di azioni sistematiche a sostegno della loro
valorizzazione e promozione. Dalla consapevolezza del valore di questa realtà, sono nate numerose esperienze a favore del
territorio rurale e dei prodotti tipici, in particolare quelle legate alla creazione di itinerari
enogastronomici, percorsi del gusto, eventi e manifestazioni dedicate.
Nel Logudoro e a Codrongianos, vigneti ed oliveti costituiscono parte integrante del paesaggio,
grazie alla conformazione orogenetica del territorio, che ha permesso la presenza della vite e
dell’ulivo in Sardegna già dall’età del Bronzo (XV-XIV sec. A.C.).
Ancora oggi è affidata all’abilità delle codrongianesi, la lavorazione della pasta di grano duro, da cui
si producono sos ciccioneddos codronzanesos, cui è dedicata una sagra che ne promuove la
specificità. La modellazione del pane e della pasta hanno una forte connotazione ideologica su tutto l’ambito
regionale, che rende la donna depositaria di un patrimonio magico-simbolico ed empirico, tale da
manifestarsi con un’incisività e persistenza difficilmente ravvisabile in altri contesti.
Il clima mite e la spontaneità di macchia mediterranea offrono poi una varietà di mieli (di
corbezzolo, di eucalipto, di millefiori), il nettare degli dei che secondo la mitologia classica avrebbe
nutrito Giove, che oggi trova largo impiego nei dolci tipici sardi come le seadas, il torrone di
Tonara, l’aranciata nuorese, gli acciuleddi della Gallura.
Spesso ciò che si riconosce come cibo tradizionale, perché acquisito nello status del gruppo sociale,
spinge a sminuire l’apporto della tecnologia nei prodotti tradizionali, che al contrario, ne rafforza la
qualità senza inficiarne il valore di tradizionalità.
Oggi, l’obiettivo, è quello di dare riconoscibilità alle produzioni locali, valorizzandole nei loro
significati intrinseci, mediando la volontà di innovarle con quella di preservarne l’autenticità,
spesso intesa come valore cristallizzato nel folklore.
Il lavoro dei codrongianesi, tra saperi tradizionali e saperi locali
Il percorso espositivo presentato in queste sale, propone oggetti della tradizione agropastorale,
lavorazioni artigianali, artistiche e produzioni enogastronomiche, riferibili ad una etnografia del
contemporaneo, qui intesa come “descrizione di una popolazione nella contemporaneità”.
Il vivere di una comunità nella contemporaneità, porta ad elaborare nuove strategie e a rielaborare
vecchi modelli verso nuovi saperi, concepiti come capacità inventive, innovative e di elaborazione,
messe in atto dalla comunità stessa. Testimoniano la continuità con il passato attraverso i saperi
tradizionali sommati a nuova creatività.
Il cammino si snoda tra lavori legati a saperi prettamente tradizionali, come l’intreccio de sos
coinzolos, il fine ricamo de sos corittos, tramandati di generazione in generazione attraverso quella
che è stata da più parti definita “la scuola impropria” del “rubare con gli occhi” (Pira 1982, Angioni
1986). Lavorazioni in legno di cofanetti e cassapanche, ad intaglio e intarsi, rappresentano, oggi,
una rifunzionalizzazione nell’uso, da strumenti del quotidiano e del festivo, a oggetti che assolvono
funzioni decorative ed estetiche (Atzori 1997).
Insieme a questi, sono riscontrabili anche i prodotti dell’innovazione che si staccano dalla tradizione
e che ben descrivono lo sviluppo e la messa in atto di saperi locali.
Si collegano a processi dinamici di esperienze contemporanee, in cui le capacità e le abilità tecniche
sono unite a percorsi di interazione che affondano le proprie radici nella cultura del territorio (Lai,
Mondardini Morelli, 2004). Prendono in questo modo vita le lavorazioni del vetro, l’oggettistica che si rifà ad una tradizione
universale, le bambole di pezza che rimandano agli antichi giochi;
i prodotti etnici riproposti in chiave moderna si prestano così a risolvere nuove esigenze.
La commistione tra innovazione e tradizione è concreta e visibile, ad esempio, nel settore
vitivinicolo, in cui ai saperi del passato si affiancano le tecnologie del presente, nella gioielleria che
intreccia lavorazioni artigianali a nuovi disegni.
La specificità di origine storico-diacronica, si inserisce in questo modo in nuove categorie, nel
tentativo di dare vita economica ai vari comparti.
L’esposizione permanente fotografa e congela dei momenti che anche nella tradizione si dimostrano
dinamici; la stessa tradizione si trasmettere, si innova e si rinnova ancora oggi attraverso i lavori
messi in evidenza da una manifestazione, Fattende in Codronzanu, che dal 2006 pone in rassegna le
varie competenze e conoscenze presenti tra gli artigiani, professionisti e appassionati, dei vari
settori della vita economica di Codrongianos.